Pochi però sono gli armati, e questi
Della plebe più vile. I promotori
Son Teodora e Filippo, e il loro passo
Avanzato averian sin nella reggia,
Se l’avesser permesso i tuoi custodi.
Questi il ferro impugnaro e il sol tuo cenno
Attendon, per punir l’ardir degli empi.
Giustiniano. Intendo. Belisario, è questi un colpo
Destinato per te. Vedi, se sono
Possenti i tuoi nemici. Odi, Narsete,
Si disarmi Filippo; e fra catene
Chiuso in orrida torre, ivi l’indegno
Finisca i giorni e più non vegga il sole.
Una poscia s’appresti armata nave,
E con essa Teodora al patrio cielo
D’Antiochia vada; e non ardisca opporsi,
Per quanto ama la vita, al mio decreto.
Se si accheta il tumulto, a poco a poco
Perano di velen gli scellerati
Seguaci loro; e se durasse ancora,
S’adopri il ferro, e tutt’oggi si sparga
L’infame sangue di chi tanto ardisce.
Belisario. Per me sì gran vendetta? E che? Non basta
Il braccio mio per disarmar l’orgoglio
De’ tuoi, de’ miei nemici? Ah! lascia, io solo
Saprò tutti punir.
Giustiniano. L’imperial cenno
Intendesti, Narsete; or l’eseguisci.
Belisario. Arresta ancor per poco. Io d’una sola
Grazia ti prego, o gran monarca invitto,
S’ami la gloria mia, s’ami l’onore
Di Belisario, ah! non voler che vada
Da te lungi la sposa. A me di scorno
Saria questa vendetta, e a te di pena.
Pera Filippo pur, giacchè il destino