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544 ATTO QUINTO
Dato sol per vendetta a nulla vale.

Nè con voi giacque, nè di voi raccolse
Frutto d’amore. In libertà voi siete.
Matilde. Ma Costanza?
Enrico.   Costanza io non pavento.
Or son già Re, saprò coll’armi ancora
Assicurarmi la corona in fronte.
Matilde. Deh pensate, signor...
Enrico.   Non più, Matilde.
Risolvete: da voi tutto dipende.
Matilde. (Ahimè! Che fo?) (a parte
Enrico.   Voi dubitate ancora?
Ah crudel, non mi amate. Io dirò dunque
Ch’eran finti i sospiri, e che col pianto
M’ingannaste finora. Anima mia,
Movetevi a pietà. Vedrete quanto
Faccio per voi. Della corona a parte
Vi bramo, idolo mio; senza di voi
M’è odioso il regno. E sì tiranna ancora
Negherete conforto a un Re che pena?
Deh per pietà...
Matilde.   (Numi del cielo, aita!
Soccorrimi, o virtù). Deh rammentate
La fatal confession poc’anzi fatta
Dall’incauto mio labbro, indi temete,
Se ’l consente ragion, dell’amor mio.
Or di più vi dirò. L’infausto nodo,
Fatto sol per vendetta, a voi non toglie
Punto di questo cor. Se farvi lieto
Puote l’affetto mio, tutto egli è vostro.
Che vorreste di più? Volgare amante
Quegli è a cui cal di membra vili il dono
Ama lo spirto eterno, ama i costumi
L’eroico amante. Tal voi siate, e allora
Potrò farvi felice, e allora amarvi