Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
ENRICO | 519 |
L’onor mio dagli insulti?
Leonzio. Io lo difendo1.
Ubbidire convien, perchè non prenda
Dal disprezzo ragion l’ingiusto sdegno.
Cedete il ferro; non temete; io stesso
Andrò dinanzi al Re. Se non varranno
Le giuste preci, ho ben io donde ancora
Farlo tremar. Pendon dal cenno mio
Consigli e magistrati, e il popol tutto
Meco intraprenderà la mia vendetta.
Fidatevi di me, che per affetto
E pel nuovo legame a voi son padre.
Ormondo. Non s’abbia a dir che in ogni strano evento
Io dal vostro voler m’abbia disgiunto.
Ecco la spada; andiam.
Leonzio. Di tal consiglio
Non vi avrete a pentir.
Riccardo. (Mal s’incomincia
Da questo nuovo Rege il suo governo)2 (a parte
Ormondo. Vi raccomando la mia sposa. Oh sorte!
Chi sa se più potrò mirarla in viso!
(parte con Riccardo e le guardie per la porta comune
SCENA III.
Leonzio, poi Costanza dal suo appartamento.
L’ingiusto cenno! Il folle amor d’Enrico
Vuol sconvolgere il regno. Ei m’oda, ed abbia
Del suo fallo rossore e pentimento.
Si rammenti ch’io fui...