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516 | ATTO TERZO |
SCENA VII.
Costanza sola.
Infelice Costanza! è ver, pur troppo!
Che l’estremo piacer confina spesso
Con l’estremo dolor. Qual alto arcano
Cela Enrico in que’ detti? Egli ad un tempo
Ama e desia, teme, dispera e piange.
S’ama Costanza, il disperarne è vano;
Se Costanza desia, vano è il timore.
Ah non son io del suo bel cor la fiamma.
Veggol pur troppo, e se giurommi fede,
Desio di regno e non amor l’indusse.
Ma si lusinga invano; esser non voglio,
Se non son l’amor suo, la sua fortuna.
Scoprirò la sua mente, e s’ei m’inganna,
Cader sopra di lui farò l’inganno.
Fine dell’Atto Terzo.