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ENRICO 511
Ma se chiaro vi fia l’alto disegno

Preso a vostro favor, vedrete, o cara,
Ch’io non errai. Voi della mia innocenza,
Voi del fido amor mio certa sarete.
Matilde. Deh partite, o signor, comunque siate
Colpevole o innocente.
Enrico.   Oh Dio! Matilde!
Dunque calmar non posso i turbamenti
Del vostro cuor? Qual ria sventura indegno
Della vostra fidanza oggi mi rende?
Io che arrischio per voi la mia corona,
Ed in periglio pongo la mia vita1
Per serbarvi la fede, io sarò dunque
Divenuto a’ vostri occhi odioso oggetto?
Matilde. (Ahimè! Troppo di forza han sul cor mio
Questi lamenti teneri... ah se l’odo2
Certo mi sedurrà!) Signor, a tempo
Queste vostre lusinghe or più non sono;
Più speranza non v’è che unir si possa
Il vostro col mio cor...3
Enrico.   Oh me infelice!
Che rovinosi fulmini son questi?4
Chi togliervi potrebbe all’amor mio?
Chi alla forza d’un Re d’opporsi ardisce?
Pria di perdervi, o cara, a ferro, a fuoco
Metterò il regno. Tremerà chi tenta
Dividervi da me.
Matilde.   Tutta la forza
Della reale potestà non basta
Per opporsi al mio fato. Or le menzogne
Inutili son meco. Io son già d’altri...
Sì, la sposa d’Ormondo in me vedete.

  1. Bett.: Anzi la vita mia pongo in periglio.
  2. Bett.: Queste voci importune! Ah se più l’odo, — Forse ecc.
  3. Bett.: ed il mio core.
  4. Bett.: Che parole crudeli (oh Dio!) son queste?