Tutto farò per voi, siete mio sangue;
Ma l’affetto del padre a tal non giunga,
Che tradisca l’onor. Passai con gloria
Quasi all’estrema età! Deh non vogliate
Che finisca con scorno i giorni miei.
Matilde. Mi vergogno, signor, nel farvi nota
Tanta mia debolezza. Ah so pur troppo
Che maggiore virtù vantar dovrebbe
Di Leonzio la figlia. Non temete:
Già vicina ho la morte. A’ miei tormenti
Ella verrà a dar fine, e voi sarete
Libero presto d’un’ingrata figlia.
Leonzio. Che dite di morir? No, no, vivrete;
E la vostra virtù sul vostro cuore
Ripiglierà l’abbandonato impero.
Uno sposo vi do, di cui più degno
Darvi non vi potria. Questi è il partito
Più felice del regno; e, ve lo giuro,
Figlie più illustri invidieran tal sorte.
Matilde. Venero Ormondo e la sua destra estimo,
Ma il Re mi fe’ sperar...
Leonzio. Figlia, v’intendo:
Il Re vi fe’ sperar d’esser Regina:
Nè vi condannerei, se più felice
Congiuntura s’offrisse ad desir vostro.
Sollecito e geloso io più d’ogni altro
Procurarvi saprei l’onor del trono,
S’altra donna di già non l’occupasse.
Lo sapete: Costanza è la Regina
Fatta già da suo padre, anzi Costanza
Quella è che porta al regal trono Enrico.
Sperate invan, che di Sicilia al regno
Voi preferisca. Ma giacchè non puossi
Andar contro il destin, fate uno sforzo
Che vi acquisti nel mondo eterna fama.