Leonzio. (L’alma in periglio
Scorgo d’Enrico; ei di soccorso ha d’uopo).
Matilde. Donde nasce?...
Leonzio. Matilde, omai volgete
Alla vostra Regina il guardo umile:
Ecco del nostro Re la degna sposa.
Seco con più decoro impiegarete1
Questi teneri uffizi. A lei pregate
Tutte del ciel le grazie, e d’imeneo
Le dolcezze più care.
Matilde. (A che m’astringe
Dura necessità!) Regina... Il Cielo...
Sparga... doni...
Costanza. Sì, sì, doni a voi pure
Il Cielo ciò che far vi può felice2.
Leonzio. Deh perdonate l’innocenza, in cui
Visse per studio mio.
Costanza. Così innocente
Con Enrico non parve.
Leonzio. Itene, amici,
Che già declina inver l’occaso il sole.
Tempo è omai che ciascun lasci il Re solo.
Costanza. Sposo, vi lascio in libertà per l’alte3
Cure del vostro regno. Al nuovo sole
Ci rivedrem; parto, ma con voi resta
Tutta l’anima mia. Se vivo, è solo
Perchè informa il mio cor la vostra immago;
Altrimenti morrei, che sol voi siete
L’idol mio, la mia pace e la mia vita.
(entra nel suo appartamento
- ↑ Così il testo.
- ↑ Bett.: Ciò che farvi potria felice il Cielo.
- ↑ Bett.: dell’alte.