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ENRICO 477
Dolervi al suo dolore. Itene, ad essa

Mostrate un cuor dolente, onde vi creda
Sincera nell’amor d’umil vassallo1.
Matilde. V’ubbidirò, ma il duro orgoglio insano2
Con cui mira Costanza ogni vassallo,
Odiosa la rende agli occhi miei.
Leonzio. Tollerarlo convien da chi è sovrano.
Matilde. Finì d’esser sovrana: ella col padre
Tutta perde la regia luce ancora3.
Oggi del nuovo Re suddita anch’essa
Come l’altre sarà.

SCENA IV.

Enrico dal suddetto appartamento, con un foglio in mano, e detti.

Enrico.   Per quant’io studi

D’esser grato, Leonzio, al vostro amore,
Tutto poco mi sembra. In questo foglio
Voi degna figlia di sì degno padre
Prendete omai4 della mia fede un pegno,
Io l’impero vi do sovra il cor mio:
Disponetene voi. Sul bianco foglio
Segnate voi ciò che v’aggrada. Il nome
Vi posi appiè5. Deh vi consigli in questo
La modestia non già, ma, se mi lice
Interpretar del vostro cor gli arcani,
Vi consigli l’amor. (Matilde prende il foglio
Leonzio. (Che fa Matilde?) (da sè
Matilde. Signor, comprendo assai vostra bontade;
Ma nè accettarla so6, nè ricusarla.
Permettetemi dunque ch’io riponga

  1. Bett.: Itene ad essa, — Mostratele il cordoglio; e in Voi comprenda — D’un umile vassalla il cor divoto
  2. Bett.: V’obbedirò; ma quel costume altero.
  3. Bett.: La vanità reale.
  4. Bett.: ormai.
  5. Bett.: Appiedi — V’è il nome mio.
  6. Bett.: Nè accettarla poss’io'.