D’occupar il suo soglio. Ah quando penso,
Che un’aura di fortuna1 a me vi toglie,
Contenermi non posso...
Enrico. Oh dio, Matilde,
Questo vostro timor troppo m’offende.
Non pensate giammai che ’l mio destino
Si divida dal vostro; anzi voi sola
Formate il mio destin, voi la mia pace.
Matilde. Così Enrico favella. Ah! non so come
Il Re mi parlerà. Suole il monarca
Con altr’occhio mirar che quel d’amante;
E all’altezza del trono invano aspira2
Basso amor di vassalla.
Enrico. Al trono stesso
Antepongo Matilde; e se degg’io
Questo scettro impugnar, giuro di farlo
Per divider con voi la mia grandezza.
Matilde. Tutto sperar vogl’io dal vostro affetto;
Ma li sudditi vostri a voi potranno
Cercar donna regal per lor sovrana3;
Voi negar noi potrete, ed io, infelice,
La non ingiusta infedeltà costretta
A perdonar sarò4.
Enrico. Troppo ingegnosa
Siete nel tormentarvi. Se il destino
Mi vuol re di Sicilia, ha da volere
Per regina Matilde. I miei vassalli
Legge non mi daranno. In faccia ad essi
Voi sarete mia sposa e lor sovrana.
Ve lo giuro, mia vita, e in testimonio
Chiamo quanto fra noi v’ha5 di più sacro.
Matilde. M’affiderò per moderare in parte
Con la speme il dolor.
- ↑ Bett.: Che la nuova grandezza.
- ↑ Bett.: In van s’innalza.
- ↑ Bett.: per sua regina.
- ↑ Bett.: Sarò forzata a condonare a Voi — La giusta infedeltà.
- ↑ Bett.: v’è.