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434 ATTO QUARTO
Il disegnato posto. Io queste mie

Tutte destino a custodir la regia
Persona mia, nella mia tenda. A voi,
Gano, dovrò la vita. Al vostro zelo
Il mio regno dovrò.
Gano.   Voi la mia fede
Non conoscete ancor. Vedrete in breve
Gano chi sia: vedrete qual vassallo
A voi diero le stelle. Ah! spero, o Sire,
Di rendermi immortal. (Ma col tuo sangue).
(a parte; e parte
Carlo. Oh! de’ monarchi condizion fatale!
Tutti invidiano il grado, e niun discerne
I perigli del trono, e i gravi pesi
Di chi vi sal. La maestà del grado
In chi desta spavento, in chi disdegno,
In pochi amor. La vittima più cara
Agl’ingrati vassalli esser sovente
Mirasi il loro re. Che non fec’io
Per compiacer de’ popoli il talento?
Chi non beneficai? Chi può lagnarsi
Dell’amor mio? Chi d’ingiustizia o d’ira
Accusarmi potrebbe? E pur si trova
Chi il mio sangue desia! Barbaro eccesso,
Odioso ai numi, ed alle belve istesse
Orribile ben anco! (rimane astratto

SCENA IV.

Armelinda e detto.

Armelinda.   (Ecco il Re solo.

Tempo è di favellargli. Or di Rinaldo
Tempo è ben di scoprir la sventurata,
L’odiata virtù. Delusi a tempo
Il credulo Fiorante. Il testimonio