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390 ATTO SECONDO
Gano.   Il so, ma pure

Perdonate s’io bramo una maggiore
Sicurezza da voi. Rinaldo, io chieggo
Un giuramento, onde al silenzio eterno
V’impegnate voi meco.
Rinaldo.   Ai numi io giuro,
Non parlerò.
Gano.   Dunque m’udite.
Sia il rimedio ad un mal ch’estremo è fatto.
Carlo oppressi ci vuol: Carlo perisca.
Uniamoci, Rinaldo. Il Re crudele
Sia trucidato; indi di Francia il regno
Si divida fra noi. Che vi rassembra?
Grande non è l’idea? Non è opportuna
Nel periglio in cui siamo? Io son sicuro
Di vostra approvazion.
Rinaldo.   La merta in vero
L’illustre idea del generoso Gano.
Bel progetto sublime, e di voi degno!
Carlo dunque perisca, pel sospetto
Che tiranno divenga, e noi tiranni
Diveniamo frattanto. A questo regno
Tolgasi un Re crudele, e si divida
Fra più rei traditori. Ah! come in pace
I popoli vivranno allor che in lite
Venga l’avidità dei pretensori
Nuovi sovrani? Oh! che felice regno
Sarà quel della Francia! In vero, amico,
Molto deggiono a voi li Franchi tutti
Per così bell’effetto! Io mal mi sento
Forte però per un’impresa tale.
Non ho valor per cimentarmi a fronte
D’un monarca temuto: a Gano tutto
Lascio l’onor, lascio l’illustre vanto
D’assassinare il proprio Re.