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RINALDO DI MONT'ALBANO |
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Ma se meno vi cal del nostro Regno,
Di quel ch’io spero, almen di voi vi caglia,
Di voi esposto al più feroce sdegno
Di barbaro signor. Udite. Ah! fremo
Solo in pensarlo! A me Carlo, il crudele,
Oggi quest’ordin diede: a Mont’Albano
Deggio mandar i miei soldati: il forte
Devesi smantellar: condur cattivi
S’hanno la vostra sposa, il vostro figlio,
Tutti li vostri servi, e quella donna
Qualunque sia, che d’African monarca
Prole si dice. Ah! che vi par? Son questi
Della sua tirannia barbari segni?
Pensateci, ascoltatemi, e se il fato
V’offre uno scampo, non vogliate incauto
Trascurar d’abbracciarlo. Eccovi in Gano,
Eccovi un fido amico; eccovi solo
Chi può rendervi salvo, e che può farsi
Della vostra virtù difesa e scudo.
Rinaldo. (Perfido, ti conosco). E come mai
Voi, col vostro german, beneficati,
Temer di Carlo, e dubitar potete?
Gano. L’esempio vostro mi fa cauto. Io temo
L’incostanza di lui. Temo che solo
I sudditi innalzar Carlo procuri,
Per compiacersi delle sue cadute.
Rinaldo. Che pensate di far? Se a me fidaste
Questi vostri sospetti, anco i disegni
Mi potete svelar.
Gano. Vi voglio a parte
Anzi de’ miei disegni. Udite: è uopo
Prima però che della vostra fede
Mi rendiate sicuro.
Rinaldo. Il dubitarne
È un’offesa a Rinaldo.