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RINALDO DI MONT'ALBANO |
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Ruggiero. Nulla, signore.
Non piango già: so ch’è viltade il pianto.
Soffrirò con costanza, e ad ogni evento
Rammenterò che vostro figlio sono. (segue la madre
Rinaldo. Principessa, voi pur seguir potete
L’orme della mia sposa. Al vostro grado
Convenevol non è cotesto campo.
Itene, se v’aggrada.
Armelinda. Il piacer vostro
Solo desio. V’attenderò. Vi salvi
Pietoso il Ciel. (Pietoso il Ciel difenda
Da violenza maggior l’affetto mio). (a parte
(segue Clarice e Ruggiero
Rinaldo. Ecco qual sempre fu, qual esser suole
Coll’uomo il mondo: egli i maggior piaceri
D’amarezza condisce, acciò di lui
Troppo il mortal non s’invaghisca, e pensi
Che altrove sono i stabili perfetti
Sospirati piaceri: ella del mondo
Arte però non è; ma di chi il fece,
Di chi lo regge, di chi l’uom dirige
Per l’eterna beata unica gloria.
Io dunque, che sperar non posso in terra
Piena felicità, dovrò stupirmi
Di sventure improvvise? Ah, no! La sorte
Opri a suo senno, io sarò sempre eguale
Nello stato felice e nell’avverso.
Intrepido il mio cuor... Ma che rimiro?
Giunge il perfido Gano: io so qual cuore
Chiuda nel seno, e pur rassembra in volto
Pietoso, umil. Quanto s’inganna l’uomo
Che giudizio d’altrui forma dal volto!