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DON GIOVANNI TENORIO 341
Senza spargere il sangue. Ah, don Alfonso,

Voi parlate per me. Voi m’impetrate
La clemenza reale. Abbia donn’Anna
Nella mia destra il suo conforto, e voi
Se perdeste un amico, un ne acquistate,
Men valoroso sì, ma non men fido.
Siatemi protettore. Amor di vita
Non mi sprona a bramar la pietà vostra,
Ma del mio sangue, e di mia fama il zelo.
Del gran Re di Castiglia è nota al mondo
La pietà, la giustizia. Or se un esempio
Dar con frutto egli brama, e di lui degno,
Non la pena d’un reo, ma la clemenza
D’un pietoso Monarca il mondo ammiri,
Che di miseri rei piena è la terra,
Ma di regi pietosi è scarso il mondo.
D. Alfonso. Alla pietà non si ricorre invano.
Di pregare il mio Re per voi non sdegno;
Sì, lo farò, se di donn’Anna il cuore
Placato sia; ma di placarlo il modo
Facil non è; vi lusingate invano,
Ch’ella accetti una destra ancor fumante
Di sangue a lei sì caro. E voi potreste
Una destra esibir, che ad altra sposa
Promessa avete?
D. Giovanni.   Una promessa ancora
Scioglier si può per riparar l’onore
D’una onesta donzella.
D. Alfonso.   Ah, don Giovanni,
Colui che il nome d’Isabella ostenta,
Mi fa temer di qualche vostro inganno.
D. Giovanni. Signor, la fè di cavaliero impegno
Che il mio labbro non mente.
D. Alfonso.   Creder vogl’io,
Che non osiate profanar il sacro