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DON GIOVANNI TENORIO 309
Priegovi, se di me punto vi cale,

Non mi astringhiate ad un tal nodo.
D. Alfonso.   Un nodo
Stabilito dal Re, scior non si deve.
Donn’Anna è vostra sposa, al padre suo
Ha impegnata per voi la vostra fede.
D. Ottavio. Ma se il cuor non consente...
D. Alfonso.   Il cuor rammenti
Non il vano desio, ma il suo dovere. (parte



SCENA IV.







Il Duca Ottavio e Donna Isabella.






D. Isabella. Duca, oh quanto mi duol del dolor vostro!
Io son cagion che voi penate; io sono
L’innocente cagion de’ vostri sdegni.
D. Ottavio. Donna Isabella, io più de’ vostri casi
Che de’ miei prendo cura. Altro non bramo
Che rinvenir chi v’oltraggiò. Col brando
Saprò sfidarlo, e s’egli cade estinto,
A voi non mancherà forse lo sposo. (parte

SCENA V.

Donna Isabella, poi Don Giovanni.

D. Isabella. Volesse il ciel, che senza scorno o macchia

Dell’onor mio cangiar potessi affetto!
Forse il Duca saria la degna fiamma
Del mio tenero cuor. Stelle, che miro!
Ecco il mio traditor. Sì, lo ravviso.
Lo presentano i numi agli occhi miei.
Mi trema il cuor. Che far non so. Consiglio
Prenderò dall’amore e dallo sdegno. (si ritira