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302 ATTO SECONDO
Non ti muove a pietade il pianto mio?

E pur picciolo il don che ti domando;
Guardami una sol volta, e poi mi sveno.
Carino. (M’intenerisce). Mirerotti, ingrata;
Che pretendi perciò? (Vista fatale).
Non mi muovi a pietade. (Ah non resisto!)
Elisa. (A cedere comincia). Oh Dei, non posso
Reggermi più; l’atroce aspro dolore
Toglie al ferro l’uffizio; io cado, io moro.
(finge svenire
Carino. Elisa, o numi! Che sarà? Sei morta?
No, che morta non è. Dal vicin fonte
Corro Tacque a raccorre; agli svenuti
Soglion Tacque giovar, spruzzate in volto. (parte

SCENA VIII.

Elisa, poi Carino che torna portando un vaso con acqua.

Elisa. Il credulo è caduto. Oh quanto giova

Saper finger a tempo. È l'arme questa
Più felice del sesso. Ecco ritorna:
Seguasi a simular. (ritorna nella positura di prima
Carino.   Numi del cielo,
Soccorretela voi. S’ella perisce, (la bagna
Misero, che farò? Mosse ha le labbra,
Parmi ch’ella rinvenga. Idolo mio,
Mira che il tuo pastor t’ama e soccorre.
Elisa. Barbaro, mi vuoi morta, e poi t’opponi
Quand’io voglio morir?
Carino.   No, mio tesoro:
Morta non ti vogl’io.
Elisa.   Ma se mi credi
Incostante, infedel, la vita ho a sdegno.
Carino. E costante, e fedel, cuor mio, ti credo.