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BELISARIO 27
Con quell’amor, con quella fede istessa,

Che venner meco... Oh dio! Tu non mi guardi?
Così crudele il tuo fedel ricevi?
Quest’è il piacer che risentir sperai
Dopo tanto penar nel rivederti?
E mirarmi non degni? Ah! sì, t’intendo:
La lontananza mia ti rese ingrata,
Incostante, spergiura.
Antonia.   (Oh dei! che pena!) (da sè
Belisario. Ma se deggio morir, pronunzia almeno
La sentenza fatal della mia morte.
Di’ che non m’ami più. Di’ che m’aborri;
E che cangiasti il cor, dimmi, crudele.
Antonia. Ciò dir non posso e favellar non deggio.
Belisario. Ah! sì, dirlo non puoi, perchè nel seno
Il rimorso ti rode. Il mio tradito
Amor ti turba, e ti confondi, e tremi.
Ma favellar non devi? Ah! fors’è questa
Barbara legge del novello amante?
Antonia. Questa è legge crudel, ma non d’amore.
Belisario. D’odio dunque sarà. Deh! come mai
Odioso divenni agli occhi tuoi?
Io son lo stesso, tu non sei già quella.
Antonia. Quel tu sei; quella sono... (Oh dio, che affanno!) (da sè
Belisario. Ma s’io non sono quel, mi fuggi ingrata.
E se quella tu sei, perchè non m’ami?
Sospiri, e non mi guardi? È tutto questo
Quel gran segno d’amor, ch’ora a me porgi?
Piangono gli occhi tuoi? Che sperar posso;
E che temer degg’io da questo pianto?
Se infedele mi sei, perchè mai piangi?
E se mi sei fedel, perchè non parli?
Antonia. Belisario, non più; parti, se m’ami.
Belisario. Vado dunque a morir; ma spirto errante