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ha mantenuto per tanti anni il decoro della Città in quella parte che dai Teatri dipende, sendo a tutti palese con quanto discapito, con quanta profusione di soldo, abbia ella sul famosissimo Teatro di San Giovanni Crisostomo i primi Musici dell’Europa condotti. Ma i tempi variano, ed è incostante dell’universale il diletto. Manca il valor negli attori, e crescono in essi le pretensioni. Moltiplicato è il numero de’ Teatri, ed è scemato quello degli spettatori. Chi può animarsi più a tali imprese, per aver, oltre il dispiacer del discapito, quello ancora di un miserabile gradimento?

Fatale in oggi è il destino per tutta Italia de’ Musicali Teatri. Mancano i Drammi dacchè ha cessato di scriver il soavissimo Metastasìo. Molti provati dopo di lui si sono valorosi e dotti. Ma l’orecchio avvezzato a que’ dolci versi, a que’ gentili pensieri, a quel brillante modo di sceneggiare dell’egregio Poeta, non ha trovato ancora chi vaglia ad uguagliarlo. Anch’io, per obbedire all’E. V., tre Opere musicali ho composte: l’Oronte Re degli Sciti, la Statira, e il Gustavo. La prima per il Teatro di San Giovanni Crisostomo, e le altre due per quello di San Samuele; e non fu poco se sofferte fossero, e compatite, niente di più sperar potendo con un confronto sì rispettabile e accreditato.

Le Corti estere sfiorano tutto dì de’ migliori Soggetti i Paesi nostri, e quei che restano, si vogliono dell’occasione a lor favorevole per chieder molto; ma se la paga di gran Soggetti li paragona, non corrisponde l’esito, non se ne persuadono gli ascoltatori, e rimangono i condottieri delusi.

I balli in oggi suppliscono in qualche parte alle voci, ma questi ancora, a misura degli applausi che sentono farsi, aumentano le pretensioni, e sono queste arrivate a segno, che fanno disperare corrispondente la rendita alla grande spesa. Le Decorazioni, che formavano ne’ tempi addietro la bellezza dello spettacolo, praticarsi non possono in oggi per il dispendio ch’esse cagionano da’ Musici e da’ Ballerini assorbito. Richieste sono dal Popolo, e pretese ancora, ma guai a chi altera il viglietto per farle; onde fra i due partiti, il migliore è quello di non far niente.