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BELISARIO | 25 |
SCENA VI.
Teodora, poi Antonia.
Di Teodora l’amor, che già per poco
Tu fastoso n’andrai. Tale vendetta
Giuro di far contro l’ingrato core,
Ch’eterna resti la memoria al mondo
Dell’odio mio. Ma viene Antonia, io temo
Ch’ella sia la sua fiamma. A piagner mesta,
Dacchè lui si partì, la vidi sempre.
Serenata or mi sembra. Il ver si scopra. (si ritira
Antonia. Consolati, mio cor, ch’è giunto al fine
Colui che d’ogni doglia e d’ogni affanno
Levar ti può. Ma oh dio! fra tanti e tanti,
Che tributan gli ossequi al grand’eroe,
L’ultima sarà Antonia? Ah! troppo dura
Legge del nostro sesso! In questa effigie,
Consueto conforto alle mie pene,
Fisserò le pupille, onde frattanto
L’anima disponendo a rivederlo,
L’improvviso piacer poi non m’uccida.
Belisario, mio ben, la più fedele (al ritratto
Tenera amante a consolar che tardi?
Teodora. (Non m’ingannai. Ah gelosia mi rode!) (da sè
Antonia. S’ora l’effigie tua baciar mi lice,
Spero l’original stringermi al seno.
Teodora. Lo speri in van, pria stringerai la Parca.
Antonia. Misera! Che sarà?
Teodora. Sentimi, Antonia.
Per quanto esser ti può cara la vita
Di Belisario, dei lasciar d’amarlo.
Da questo solo il suo destin dipende.
Antonia. Come! lasciar d’amarlo? Ah! per pietade,