Se palese non è; nè perdi il merto
Della tua fè, s’egli fedel ti crede.
Belisario. (Che indegno favellar!) Falsi principi
Nella scuola d’onore io non appresi.
L’onor che d’alma grande è il più bel fregio,
Un fantasma non è. Perdona, troppo
Una vana passion cieca ti rese.
L’onor non sta nell’opinione altrui;
Sta nell’opere proprie: e se talvolta
Qualche nube l’offusca, egli risplende
Sempre a vista del ciel candido e puro.
Creda altri ciò che vuole, a me sol basta
Che sia la fede mia nota a me stesso.
Teodora. Senti: se all’amor mio nieghi mercede,
Vedrem se quell’onor che tanto apprezzi,
Punto ti gioverà. Farò ben io
Ciò che commesso rimarrebbe occulto,
Imputarti dal mondo a tuo dispetto.
Innocente esser puoi, se me secondi;
Ma reo sarai, se l’innocenza affetti.
Belisario. Un cuor fedel gl’inganni altrui non teme.
Dell’innocenza è protettore il cielo.
Teodora. Così sprezzi, superbo, un regio affetto?
Belisario. Così vuol l’onor mio, così mia fede.
Teodora. Senti, ti abborrirò quanto t’amai.
Belisario. L’amor ti offende. Io l’odio tuo non merto.
Teodora. Ingrato; un dì ti pentirai, ma in vano.
Belisario. Mai non mi pentirò d’esser fedele.
Teodora. De’ tuoi disprezzi vendicarmi io giuro.
Belisario. Difenderamm’ il ciel dai colpi tuoi.
Teodora. Un ne cadrà, che ti darà la morte.
Belisario. Ed io morrò prima d’amarti; in questo
Fermo pensier sarò costante. Augusta,
Non ti lagnar di me; se dritto miri,
Forse ti piaceran le mie ripulse. (parte