Gualtiero. Chiedo l’estrema
Prova del suo valor, di sua fortezza. (a Corrado
Venga Ottone.
Corrado. Ubbidisco. Ah pensa pria,
(piano a Gualtiero
Che per troppo voler poi non t’inganni.
Gualtiero. Nel bel cor di Griselda io già m’affido.
(piano a Corrado che parte
Di Roberto ed Oronta io veder deggio
Sempre timido il ciglio? Ha costei forse
Novamente sturbati i vostri amori?
Griselda. Perchè deggio sturbar ciò che ti piace?
Gualtiero. Tu non parli, Roberto?
Roberto. È troppo grande,
Sire, l’affanno mio; parlar non posso.
Gualtiero. Ed Oronta pur tace?
Oronta. Ah il mio dolore
M’impedisce il parlar.
Gualtiero. Fra pochi istanti
Non direte così.
Roberto. (Numi, che fia?) (da sè
(in questo Corrado, Ottone, guardie e popolo
Corrado. Ecco Ottone a’ tuoi cenni.
Ottone. Invitto Sire, (s’inginocchia
Abbi di me pietà.
Gualtiero. Sorgi. Griselda,
Accostati.
Griselda. Ubbidisco. (Oh ciel, che fia?) (da sè
Gualtiero. Assai finor, donna, soffristi. È degno
Di premio il tuo coraggio; ed ho pietade
Del tuo dolor. Più non sarai, Griselda,
Pastorella ne’ boschi, o ancella in corte;
Ma sarai...
Griselda. Che sarò?
Gualtiero. Sposa d’Ottone.