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LA GRISELDA | 229 |
Oronta. Concedi che da me costei non parta.
Nella reggia, ne’ boschi, ovunque io vada,
La desidero aver compagna e serva.
Gualtiero. A te serva costei! Qual sia ti è noto?
Oronta. Ai panni è vil, ma nobile al sembiante.
Gualtiero. Questa è quella, che fu mia moglie a un tempo,
Che amai per mia sciagura, alzata al trono,
Perchè ne fosse eterna macchia.
Griselda. (Oh numi!)
Gualtiero. Quella che già palese al mondo tutto
Rese la sua viltade, e l’amor mio.
Oronta. Griselda?1
Griselda. Ah più non proferirlo! anche al mio labbro
Venne il nome abborrito, e pur io tacqui.
Oronta. Che sento, eterni dei!
Gualtiero. Moglie più abbietta
Non ebbe mai un Re qual io.
Griselda. Nè mai
Ebbe un Re, qual tu sei, sposa più fida.
Oronta. Sia vil, povera sia, con forza ignota
Un amor non inteso a lei mi stringe.
Gualtiero. Io negarla non posso al desir tuo.
Griselda. A maggior tolleranza il cor preparo.
SCENA VII.
Corrado e detti.
Servo d’Otton, ma tuo fedel, che quivi
Volger dovea con gente armata il piede,
Co’ tuoi fidi v’accorsi, e giunsi a tempo.
Gualtiero. Ottone armato! Ed a qual fine, amico?
Corrado. Per Griselda rapir.
- ↑ Il verso resta interrotto, come nella Griselda dello Zeno.