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224 ATTO SECONDO
Griselda. Oh d’un misero sen parto infelice!

Per toglierti al rigor del tuo destino,
Tu vedi, o figlio, esser convienmi infida.
Purchè non cada sotto ferro estinto
Everardo il mio bene, in me s’uccida
Di Griselda la fede. Eccone1, hai vinto.
Prendi la destra. (gli porge la mano
Ottone.   Ah cara!
(con trasporto, in atto di prenderla
Griselda.   Ah no, fui pria (la ritira
Moglie che madre. Al mio Gualtier si serbi
Sempre la stessa fè.
Ottone.   Deliri ancora?
Griselda. Va pur, sazia, crudel, l’ingorda sete
Della sua morte. A’ tuoi superbi fasti
Questo, o perfido, aggiungi, e ti dia pregio
Narrar altrui, che di tua man versasti
D’un figlio il sangue alla sua madre accanto.
Prendi, viscere mie, l’ultimo abbraccio,
L’ultimo bacio prendi. (l’ abbraccia
  Oh Dio! mi sento
Staccar l’alma dal sen. Chi ti diè vita,
Per salvarsi l’onor ti guida a morte.
Alma dell’alma mia, figlio diletto,
T’abbandono per sempre. A gloria mia
Vanne (oh Dio, lo dirò?), sì vanne, e muori.
Che fai, Otton? Mira, che il colpo attende
Quel misero innocente. Ardisci pure;
Su via, s’altro non vuoi che il di lui sangue,
Trafiggi, impiaga, e se a ferir quel seno
Il tuo ferro non basta, eccone un altro.
(gli getta lo stile
Chiedesti la sua morte o l’amor mio?
Fida viva la madre, e mora il figlio;

  1. Così il testo.