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222 ATTO SECONDO
Ottone. Quel che merita al fine amore e fede.

Griselda. Chiudi quel labbro indegno, e in faccia mia
Non mi parlar d amor.
Ottone.   Ma che! Ti chiedo
Dono che sia delitto? Oggi da un nodo
Col ripudio real libera torni.
Io ten prometto un altro, e casto, e fermo;
Anco in rustico ammanto, anco fra boschi,
Ripudiata, sprezzata e vilipesa,
Ti bramo in moglie; e se non porto in fronte
Il diadema real, conto a mia gloria
Più re per avi, e su più terre io serbo
E titoli, e comandi.
Griselda.   Ottone, addio.
Ottone. Ferma, e pria di partir mira il tuo figlio:
Venga Everardo. (una guardia lo conduce
Griselda.   Oh mio diletto figlio,
Delle viscere mie parte migliore,
Oh di madre infelice e sventurata,
Oh di padre crudel frutto innocente,
Vieni, lascia che al sen...
Ottone.   Ferma; cotanto
Non puoi sperar senza piegarti in prima
Al mio tenero amor.
Griselda.   Chi può vietarmi
Stringere il figlio mio?
Ottone.   Chi del tuo figlio
Può far spargere il sangue. O là, quel ferro
Passa nel di lui sen.
(alla guardia che si pone in atto di ferir Everardo
Griselda.   D’empia sentenza
Barbaro esecutor, sugli occhi miei
Il mio figlio svenar no non potrai. (gli leva lo stile
Vanne altrove a mostrar, barbaro cuore,
Della tua ferità l’ingiuste prove.