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LA GRISELDA 221
Artrando.   Se la memoria

Tu non perdesti del paterno tetto,
Ritrovarlo saprai. Miralo: è quello
Che fa termine a questa angusta via:
Vattene a riposar, ch’io volo intanto
Ad avvisar di tua venuta i cari
Miei compagni pastori. E Lineo, e Niso,
E Titiro, e Montano, e il vecchio Ergasto
Indi a te condurrò, figlia diletta.
Mi fai rinvigorir. Numi del cielo,
Grazie al vostro favor: di me nel mondo
Più felice non v’è. Figlia, m’attendi:
Quinci e quindi men vado, e poi ritorno. (parte
Griselda. Se la memoria del perduto bene
Non venisse a turbar l’alma dolente,
Qui spererei conforto, ove col nome
Del mio Gualtier in questi tronchi impresso,
Mi ricordan diletti i tronchi istessi;
Ma or nel rivedervi, o patrie selve,
Ove nacque da prima il foco mio,
S’accresce il mio dolore. Andiam, Griselda,
Ove il rustico letto in nude paglie
Stanca m’invita a riposar per poco;
E scordando colà, se non Gualtiero,
La grandezza real persa per sempre,
Al silenzio e alla pace il core avvezzi, (vuol partire

SCENA IV.

Ottone con guardie e detta; e poi Everardo.

Ottone. Ferma, Griselda.

Griselda.   (Che importuno!) (da sè
Ottone.   Ancora
Torna, o cara, a pregarti un fido amante.
Griselda. Di che vuoi tu pregarmi? E che pretendi?