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212 | ATTO SECONDO |
Oronta. Ah potessi partir!1
A me potria piacer, ma non giovare;
Anzi finger degg’io col mio diletto
Severa crudeltà, perchè il suo duolo
Incoraggisca il mio.
SCENA II.
Roberto e detta.
Pria che d’amarti lasci, io questa vita
Lasciar dovrò... Ma che fia mai? tu nieghi
Al tuo fido Roberto anco d’un guardo
Il misero conforto? Ormai cangiasti
Il cuor per lui? Ormai cangiasti affetto?
Oronta. Sdegna amor il mio grado, e vuole ossequio.
Roberto. Infelice cor mio, non v’è più speme.
Oronta. Udisti?
Roberto. Udii, Regina.
Oronta. E ben, che chiedi?
Roberto. Inchinarti, e non più.
Oronta. Già lo facesti.
Parti.
Roberto. Ubbidisco... E come mai sì tosto
Obliasti la fè?...
Oronta. Regina e moglie
Più non devo ascoltar che un Re consorte.
Roberto. (Mie tradite speranze, io son perduto). (da sè
Oronta. (Fosse almeno Gualtier così vezzoso). (da sè
Roberto. Parto dunque, o Regina.
Oronta. E ancor ritardi?
Roberto. Ahi, che al moto del piè s’oppone il core!
Crudelissima Oronta...
- ↑ Così nel testo