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210 ATTO SECONDO
Oronta.   I di cui casi

Tu di già mi narrasti, e mi dicesti
Che nacque pastorella, e fu regina.
Corrado. Quella appunto. Colà rimira il manto
La corona e lo scettro e gli altri fregi
Da lei deposti.
Oronta.   Ed or la sventurata
Alle selve tornò?
Corrado.   Raminga e mesta.
Oronta. Veste ruvide lane?
Corrado.   Incolta e abbietta.
Oronta. E ad uffizio vil la mano impiega?
Corrado. Così vuole il tenor del suo destino.
Oronta. Quanto mi fa pietà!
Corrado.   Di nobil alma
È figlia la pietade.
Oronta.   E come mai
Gualtier che l’amò tanto, e che la trasse
Per amor dalle selve, or la discaccia?
Corrado. Necessità il costrinse.
Oronta.   Ah, ch’io pavento
La medesima sorte!
Corrado.   Invan paventi.
Era vile Griselda.
Oronta.   E i miei natali
Non son palesi ancor.
Corrado.   Tel dissi, Oronta,
Che di padre real figlia tu sei.
Oronta. Ma chi fu il padre mio?
Corrado.   Oggi il saprai;
Ma dimmi, al forte amor del tuo Gualtiero
In qual maniera corrisponde il tuo?
Oronta. Qual si conviene ad un amor di sposa.
Corrado. E quel d’amante a chi lo serbi? E questo
Il più tenero affetto, il più soave.