Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1926, XXIII.djvu/197


LA GRISELDA 195
L’insegne di regina, a me costante

Resta il cuor di Griselda.
Ottone.   E in qual maniera
Soffrir tu puoi ch’altra t’usurpi un fregio,
Che a te sola convien?
Griselda.   Fregio che basta
È l’innocenza all’alma.
Ottone.   Oscura il pregio
Anco talvolta l’innocenza oppressa.
Griselda. Forse agli occhi dell’uom, ma non del cielo.
Ottone. Ancor fede tu serbi ad un ingrato?
Griselda. Non è ingrato chi a me toglie un suo dono.
Ottone. Sì, ma fatto tributo a tua bellezza.
Griselda. Vane lusinghe; Otton, parti.
Ottone.   Ti sdegna
Ch’io dimostri pietà di tue sventure?
Griselda. Quella pietà detesto ai sentimenti
Opposta del mio Re. Piace a Gualtiero
Che infelice io sia? La stessa pena
Mio diletto si fa.
Ottone.   Troppa costanza
Per chi t’espone a vergognoso oltraggio.
Griselda. Caderà la vergogna in chi per cieca
Forsennata passion destò il tumulto.
Otton, m’intendi: ciò ti basti, e parti.
Ottone. Nieghi d’esser Regina, e altera imponi?
Griselda. L’onor mio te l’impone; egli in me siede
Come in trono real.
Ottone.   Deh pensa quanto
Perdi con tal repudio.
Griselda.   E che mai perdo?
Ottone. Regno...
Griselda.   Che mio non era.
Ottone. Grandezze...
Griselda.   Oggetto vile.