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LA GRISELDA 193
Il nome di regina, e quanto porta

Seco di grande il mio maestoso grado;
Ma per pietà, non mi levare almeno
Il bel nome di moglie. Ah, per que’ primi
Teneri e dolci amplessi, onde al tuo seno
Castamente stringesti il seno mio;
Per quell’amor, per quella fè, per quella
Bellissima fra noi salda costanza,
Non toglier al cor mio questo conforto.
Qualche ragion sovra del patrio soglio
Ponno i vassalli aver; ma sul tuo core,
Sovra gli affetti tuoi qual han ragione?
Deh, Signor, non lasciarmi. In me rimira
L’innocente tua sposa. Oh me infelice
Senza di te! Come vivrei, se teco
Resta la vita mia? Oh Dio! tu fuggi
L’incontro de’ miei sguardi? Ha già finito
Di piacerti Griselda?
Gualtiero.   (Alma, resisti!) (da sè
Se piacermi tu vuoi, t’accheta e parti.
Griselda. Ch’io taccia e parta? Ahi qual crudel comando,
Che mi stacca dal sen l’alma dolente!
Signor, da’ labbri tuoi fa pria ch’io senta
L’ultimo mio destino, e poi ti giuro
Non favellar mai più...
Gualtiero.   Senti, Griselda.
(Oh Dio, vacilla il cor!)
Griselda.   Parla.

SCENA IV.

Ottone e detti.

Ottone.   Signore,

Le greche navi ora son giunte in porto.
Oronta è già discesa, onde non lungi
Dalla Reggia sarà.