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LA GRISELDA | 189 |
SCENA III.
Griselda e detti.
L’umil tua serva.
Gualtiero. Odi, Griselda: è grave
L’affar, per cui sul primo albor del giorno
Qui ti chiama Gualtier.
Griselda. Tutta quest’alma
Pende da’ labbri tuoi.
Gualtiero. Siedi.
Griselda. Ubbidisco. (siede
Gualtiero. Gira l’occhio d’intorno, e mira questo
Popolo ragunato; in faccia ad esso
Deesi svelar la storia, e i primi eventi
Del nostro amor. Dimmi qual fui, qual fosti.
Griselda. (Alto principio!) In vil tugurio io nacqui;
Tu fra gli ostri reali. Io mi copria
Di rozze incolte lane, e te vid’io
D’oro adorno e di gemme. Al mio riposo
Picciolo1 letticciuol di paglia intesto
Là nel bosco servia; su molli piume
Riposar tu solevi. Il chiaro fonte,
L’orticello selvaggio a me porgeano
Innocente bevanda, e scarso cibo;
A te mensa regal preziosi cibi,
Peregrine bevande offria superba.
Io del mio genitor compagna e serva,
E servita da lui, faceamo entrambi
Nostro poter per procacciarsi il vitto.
Tu da stuol di serventi intorno cinto
Eri ubbidito ad un girar di ciglio.
Io pasceva gli armenti, e tu reggevi
- ↑ Nel testo: picciol.