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16 | ATTO PRIMO |
Che s’io detto le leggi, ei le difende;
E se impugno lo scettro, ei lo sostiene.
E tempo ormai ch’egli da noi riceva
Un grato testimon del nostro affetto.
L’ eccelso onor cui Cesare il destina,
Giuri approvar ciascun di voi, che degno
È ben di vostra fè chi per la fede
Vostra s’espose, e tanto sangue ha sparso.
Narsete. Signor, tuo giusto cenno a me ha legge.
Che se assicura il giuramento mio
Di Belisario la grandezza, io provo
Gioja maggior nell’impegnar mia fede.
Giuro osservar il tuo decreto; ai numi
Tutti del cielo e a te, signor, lo giuro.
Filippo. (Filippo, che farai? Col giuramento
D’impegnarti a far grande un tuo rivale?) (da sè
Giustiniano. Di Narsete ciascun segua l’esempio.
Filippo, a te; giura; che fai? Dubbioso
Rimani ancor? Il tuo tacer comprendo.
O giura, o ch’io saprò...
Filippo. Giuro la legge
Osservar del tuo cenno (e del mio sdegno), (da sè
Giustiniano. Or Bisanzio vedrà quanto fia giusto
Giustinian ne’ suoi doni, e quanto Cesare
Apprezzi chi sa far opre gloriose.
Venga l’eroe, venga di Grecia il Marte.
SCENA II.
Di tua virtù, del tuo valor sublime,
Ch’esausta rende a paragon del merto