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146 | ATTO QUARTO |
Stenone. Soldati, a voi,
Custodite Rosmonda; il re l’impone.
SCENA VII.
Germondo e detti.
D’assicurar la principessa?
Stenone. (Oh stelle!
Che risponder non so). (da sè
Rosmonda. Crudel Germondo,
Vuoi fra lacci il mio piè?
Alerico. Da un re tiranno
Altro non puoi sperar.
Germondo. Lo giuro ai numi,
Non fu mio questo cenno; e tu, Stenone,
Parla; chi te l’impose?
Stenone. (Amor m’assisti). (da sè
Se non fu cenno tuo, tua brama almeno
Interpretare e prevenir intesi.
Alerico non può che nella figlia
Fomentar nuovi sdegni, e nel sottrarla
Da quel ciglio crudel credei servirti.
Deh! mio re, se ti spiacqui...
Germondo. Amico, un’opra
Grata al mio cor tentasti. Il sol pensarla
Merta grata mercè.
Stenone. (Segui fortuna
Il mio disegno a secondar). Cotesta
L’opra sola non è che di mia fede
Esibirti vogl’io. Di Gotia al regno
Non è ignoto il mio braccio, e se non sdegni
Me fra’ seguaci tuoi...