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ROSMONDA | 149 |
SCENA VI.
Alerico incatenato e guardie, poi Alvida fra custodi.
D’Alerico il valor. Pietà non chiedo,
Dalla morte non fuggo. Amato figlio,
Non paventar, non tradirò il tuo sangue,
Non macchierò il tuo nome; andiam, custodi.
Stelle! Alvida fra’1 lacci? Ingiusti Numi,2
Si protegge3 lassù l’anime indegne?
Alvida. Signor, qual ti riveggio?
Alerico. Il mio nemico
La tirannia più differir non seppe.
Ma tu pur fra’ custodi?
Alvida. Ah sì, la trama
Scoprì Germondo e me punir destina.
Alerico. Non sapesti vibrar sicuro il colpo?
Alvida. Fu impedito per tempo.
Alerico. E da qual mano?
Alvida. Stupirai s’io te ’l dico.
Alerico. Ah! non tenermi
Celato il nome suo.
Alvida. Rosmonda istessa
L’inimico difese.
Alerico. Ah no, t’inganni.
Rosmonda è sangue mio; con troppo zelo
Serba del mio voler le leggi in seno,
Nè ardirebbe impedir le mie vendette.
Ma com’ella potea de’ tuoi disegni
Svelar l’arcano ed impedir l’effetto?
Alvida. Tutto udì non veduta, allor che il ferro
Mi porgesti tu stesso. Ardì superba