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90 ATTO SECONDO

SCENA IV.

M. Crayon con una carta di musica in mano, ed i suddetti.

Crayon. (Passeggia cantuzzando sotto voce.)

Arlecchino. La diga; èlo un musico quel signor? (a Talissot)

Palissot. Non signore. È un giovane assai civile, che ama la musica e si diverte.

Arlecchino. Certo; l’è una cossa che fa da rider. In Franza tutti canta. Sappia o no sappia, gh’abbia ose1 o no gh’abbia ose, tutti vol cantar, tutti canta.

Anzoletto. (Mo chi mai xe sta bestia? Me sento proprio che me vien i suori). (da sè)

Crayon. (Sente, si accosta bel Bello e saluta le due donne.)

Le donne. (Si alzano, fanno la riverenza e tornano a sedere.)

Crayon. È forastiere questo signore? (verso Arlecchino, sorridendo)

Arlecchino. Sior sì. Cossa gh’intrela ella, patron?

La Fontaine. È un italiano che non è contento delle donne di Francia.

Crayon. Ha ragione. Le signore di Francia sono poca cosa per un uomo di spirito come lui. (sorridendo)

Arlecchino. Cossa voravela dir? Crédela che no ghe sia altri omeni de spirito che i francesi?

Crayon. Anzi ho in grandissimo credito il talento de’ signori italiani; e vossignoria mi conferma nella mia opinione. (sorridendo)

Anzoletto. (No posso più). (sì alza e passeggia)

Arlecchino. Ah! cossa disela! Ghe par che gh’abbia del brio, della disinvoltura? E pur con tutto questo ste signore no le vol far grazia, no le me vol per gnente.

Crayon. Scusate, signore mie, fate torto al merito del signor italiano. (alle Donne)

Arlecchino. Séntele? le me fa torto. (alle Donne)

La Fontaine. Noi conosciamo il vostro merito, come lo conosce monsieur Crayon. (e icon ironia)

  1. Voce.