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66 ATTO SECONDO

Roberto. Animo, promettetevi tutti due; e al ritorno nostro da Roma vi sposerete. Sei contento? (ad Arlecchino)

Arlecchino. Sior sì. (modestamente)

Roberto. E voi siete contenta? (a Camilla)

Camilla. Signor sì. (con una riverenza modesta)

Anselmo. Bravi, evviva; e che vivan gli sposi.

Carlotto. Cos’è quest’allegria, signori? Chi si marita?

Arlecchino. Mi, per servirla. (a Carlotta)

Carlotto. E chi prende il signor Arlecchino? (ironico)

Arlecchino. L’incognita che se burla de mi. (sorridendo)

Carlotto. (Ah! pazienza; me l’ho meritata). (da sè, mortificato)

Roberto. Solleciterò la mia partenza per sollecitare il ritorno, e giugnere1 più presto al possedimento della vostra mano, (a Dorotea) E voi altri, in cui l’amore ha combattuto colla timidezza, soffrite la dilazione con eguale modestia, e siate sempre teneri sposi, e servitori fedeli.

Fine della Commedia.


  1. Così Pasquali e Zatta.