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GLI AMANTI TIMIDI | 61 |
Arlecchino. Veggio dir... l’amiga ha scritto cussì? (con affanno)
Camilla. Questi sono i suoi caratteri e i suoi sentimenti.
Arlecchino. Ah indegno! Ah baron de Carlotto!
Camilla. Cosa c’entra Carlotto?
Arlecchino. Ve dirò... Sappiè che mi so poco lezer le carte scritte. Ho pregà Carlotto, e quel furbo m’averà letto la lettera a modo suo.
Camilla. Come! Avete dato a leggere quella lettera a Carlotto? A Carlotto? Ma che testa! Che giudizio! Ma che imprudenza! A Carlotto che può essere vostro nemico? A Carlotto che può essere vostro rivale?
Arlecchino. Mio rival Carlotto? Ah! sì; l’ho sospettà anca mi un poco1 tardi. Sì; ho sospettà che Carlotto fusse innamorà de vu...
Camilla. Di me! Di me! Cosa c’entro io? Carlotto conosce l’amica mia; e potrebbe essere innamorato di lei. (con un poco di trasporto)
Arlecchino. Ma se sta vostra amiga, se sta vostra amiga2 ha tanta bontà per mi, anderò via da Bologna senza conosserla?
Camilla. Siete vicino a dover partire, ed è superfluo che ci pensiate.
Arlecchino. E perchè mai in quattro mesi che son qua, sta vostra amiga non m’ala mai dà un qualche segno d’amor, de bontà, de compatimento?
Camilla. Oh! signor mio, una giovane savia, onesta e dabbene non deve esser la prima. Mi ha detto la mia amica che toccava a voi a dimostrarle qualche parzialità, qualche inclinazione.
Arlecchino. Xe vero; ma son timido de natura, e no gh’ho coraggio. Son sta cento volte sul ponto de dichiararme, e la vergogna m’ha trattegnù.
Camilla. Dal modo vostro di parlare, pare che la conosciate questa giovane che vi ama.
Arlecchino. Sì, me par de conosserla; credo de no m’ingannar. (pateticamente, e con lazzo) (1) (2)