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sposa quel ridicolo marchese? Leonora e il cavaliere per simulare una passione che non si vede, abusano delle interiezioni, e il secondo sempre "vola", come un precursore dell’aviazione, dice il Toldo, per assicurare la bella del suo "onesto affetto". Questi, certo non tutti, i difetti notati dal Toldo. Forse gli sfugge il più forte: in tutto il lavoro s’avverte più artifizio che arte, non la concitazione del poeta che scrive quanto l’estro gli detta. L’Avaro fastoso è opera di chi a mente fredda, con l’abilità che l’esperienza gli crea, combina figure e trovate. Ma qua e là sprazzi di genialità comica rilevano ancora l'autore delle Baruffe e dei Rusteghi: il qui pro quo tra il conte e Araminta, generato dalla sua pretesa prodigalità, e l’altro col Marchese che gli chiede Leonora per suo figlio mentre l’altro crede si tratti di quattrini, e ancora la scena dove l’avaro, secondo volgono le speranze del matrimonio e della dote, accende e spegne le candele. Altra scena, e ottima, è ancora quella dove Fiorillo, rimasto al buio, scambia il conte per Frontino e deride la spilorceria del padrone.

Checché si pensi intorno alla relazione dell’Avare fastueux con l’anonimo suo precursore, il titolo almeno - antitetico come nella prima commedia francese del Goldoni - non era nuovo al teatro. Il quale altri falsi prodighi ebbe ancora, prima e dopo il Goldoni: Le faux géneréux on le bienfait anonyme di Moulier de Moissi, ree. nel 1745 e ancora Le faux géneréux del Bret che è del 1758, l’Avare cru bienfaisant di J. L. Desfaucherets del 1784, lavoro mediocre che non si salvò dai fischi (Ditionnaire des théâtres de Paris), e " O avaro dissipador " di Manoel de Figueiredo, il cui solo titolo - scrive il Braga - mostra l’ingegno e l’inventiva da chi concepì tale argomento, non trattato da nessuno dei tanti scrittori drammatici d’alcuna nazione e che tuttavia è un ridicolo comune che s’incontra tutti i giorni nel mondo " (Braga, A baixa comedia e a opera no seculo XVIII, 1871, p. 275). Peccato che di questa commedia del Figuereido (n. nel 1725, m. nel 1801), la cui operosità si svolse parallela alla goldoniana, il Braga non possa dirci la data. A noi non fu possibile rintracciare il lavoro. Achille Neri ricorda ancora un Avare fastueux, manuscrit du XVIII siecle, in versi, offerto in vendita in un catalogo Claudin, ma non poté vederlo (Giorn. stor. e letterario della Liguria, ]902, p. 55).

Carità di patria insinua nei giudizi dei critici la più generosa indulgenza verso quest’ultimo prodotto della musa goldoniana. Se alla Francia si deve riconoscenza d’averlo ospitato, essa - argomenta Luigi Carrer - va debitrice al Goldoni d’averle restituito il gusto della buona commedia. "E ciò col Burbero benefico, con l’Avaro fastoso, capilavori tutti e due, che non temono, il primo segnatamente [restrizione opportuna!], il confronto di qualsivoglia commedia d’antico o moderno autore."Ma tornando sull’argomento avverte che la malaventura dell’Avaro non era dovuta solo all’essere questa la seconda delle commedie francesi, ma anche al lavoro in sè (Carrer, Saggi su la vita e su le opere di C. G„ Venezia, 1825, p. I, pag. 162. p. III, pag. 139). E il Meneghezzi che nelle commedie composte a Parigi trova il meglio della produzione goldoniana, offre incenso di esagerate lodi anche a questa {Della vita e delle opere di C. G., Milano, 1827, p. 133). Per la stessa via si mette il Borghi, per altri riguardi sì benemerito. Proclama egli