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perchè, amico mio, mio vero amico, non avrò la consolazione di vederla recitare me vivo? Tutti quelli che la conoscono, dopo i cambiamenti che vi ho fatto, ne sono tanto contenti. Tutti quelli che venivano a vedermi nel tempo del mio lungo ritiro [avea trascorso l’inverno a casa accasciato da avversità e dolori] non facevano che parlarmi del mio Avaro fastoso. Mi pare che tutti l’attendano impazienti" (lettera del 21 marzo 1789. Strenna dei bambini rachitici. Venezia, 1907). Sì, la commedia potrebbe cadere, ma non già se gli attori vi mettessero l’impegno che bastò a salvare altre non senza difetti. E fa dei bei castelli in aria il caro e buon vegliardo e distribuisce anche le parti. Il Molé s’era offerto d’esser lui l'avaro, ma la parte vuole "un acteur à manteau". Meglio il Naudet. E la Bellecour Araminte e Des Essarts il Marchese... Alle altre parti pensi l’amico che meglio conosce gli attori. E questa esecuzione dopo 16 anni d’attesa sarà l’ultima sua gioia...

Di che natura fossero alcuni dei cambiamenti operati risulta da questo passo d’una lettera al Palisssot, senza data ma verisimilmente del 1788 per l'allusione che si fa all’edizione Zatta nascitura che l’occupava tutto: "appena sarò libero mi adopererò a rendere trattabile la parte del marchese nel mio Avaro fastoso e avrò l’onore di farvi conoscere le mie correzioni. Discorreremo insieme di questa commedia... " (Oeuvres complètes de M. Palissot. Nouvelle édition. Paris, MDCCCIX, vol. III., pag. 367) Lo scoglio nel quale era incagliato un Préville doveva dunque esser reso meno pericoloso.

Ma le speranze non si realizzano. Trascorso un altro ben lungo periodo, il Goldoni amareggiato tocca seccamente in lettera al Molé un’ultima volta il penoso tasto. "Permetterai, signore ed amico carissimo, che metta alla fine di questa lettera quattro parole sul mio Avaro fastoso. Se la Comédie française non se ne cura, fatemi il piacere di rendermi quell’ultima copia che vi ho consegnata e che m’è necessaria a causa di certe ultime correzioni che non ho qui con me... " (21 ottobre 1791, Strenna cit.)

Queste le malinconiche peripezie d’un lavoro, al quale le ultime faville d’un ingegno grandissimo non erano bastate a dar vita. Poche le critiche sincrone raccolte. Il celebre tragico Le Kain, che fu certo tra i votanti della Comédie annota in suo diario - in data 8 maggio 1773 - che il meglio dell' Avare fastueux gli pareva la figura del marchese. Non tutto il resto era di suo genio, ma data la fama dall’autore, il pubblico gli avrebbe fatto grazia di molte altre cose " (Mémoires de L., ecc., Paris, 1825, p. 237). L’esito diede torto alla benevola profezia. La Correspondance del Grimm non risparmiò il caduto. " L’Avare fastueux del Goldoni non è neppure un buon abbozzo. Tutti i mezzi impiegati sono ricercati e meschini " (ed. Grimm, Tourneux, T. XI, p. 361). Carlo Gozzi, maligno col Nostro fino all’ultimo, gioì di fischi che non c’erano stati. "Il Goldoni volle seguire a coltivare la sua fortuna scrivendo commedie nell’idioma francese e compose in quel linguaggio un’altra commedia, intitolata Le (sic) Avare fastueux che fu in quei teatri fischiata" (Opere edite ed inedite, 1802, Zanardi, vol. XIV, p. 129). Parecchi critici scorgono nella grave età dell’autore una delle ragioni dell’insuccesso. Così il Petitot. "L’a. f. non ebbe punto fortuna. Questa gradazione di carattere era drammatica, ma difficile a render bene. Goldoni non aveva abbastanza forza comica per colpirla. D’altra parte era assai vecchio; e le moltissime opere