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NOTA STORICA
"Dopo il buon esito del mio Burbero benefico " - narra il Goldoni - "non avevo fatto niente; dicevo scherzando di voler riposare sui miei allori; ma era la paura di non riuscire una seconda volta come la prima che m’impediva di corrispondere ai desideri dei miei amici e contentare me stesso; cedetti finalmente alle sollecitazioni altrui e a quelle del mio amor proprio. Buttai l’occhio sull'Avaro fastoso; questo carattere si dà tanto in natura che avevo a temere solo la stragrande copia di originali. Tolsi il protagonista dalla classe dei risaliti per evitare il pericolo di urtare i grandi. Questa commedia assai poco nota e che tanti vorrebbero conoscere sofferse singolari peripezie ". (Mémoires, P. III, cap. XX). Dopo un ampio riassunto del lavoro, del quale cita anche intiere scene, continua: "La prima persona a cui feci vedere la commedia, quando la ritenni in grado di apparire, fu il Préville; gli avevo destinato la parte del Marchese, ero ben felice di sentire il suo parere su questo personaggio e sulla commedia in generale. Mi sembrò contento dell’uno e dell'altra; gli feci notare la difficoltà di rendere con verità la parte della quale stava per incaricarsi; conosco, mi disse, questo bel carattere. Incoraggiato da un così riputato attore feci fare la lettura del lavoro all’Assemblea della Comédie Française. Ebbe voti favorevoli e contrari e fu accettata con correzioni. Io non ero avvezzo a tal genere di accoglienza, ma "via" dissi a me stesso, "né orgoglio, né ostinatezza". Taglio qualcosa, qualcosa aggiungo, correggo, abbellisco l’opera mia " (ibid., cap. XXVII). Ma qui le Memorie corrono troppo. L’epistolario integra il racconto. Il Goldoni rinviò la commedia agli attori con queste parole: "Rimando l'Avaro fastoso, raccomodato press’a poco come voi ne faceste richiesta, e vi prego di voler fissare il giorno per una seconda lettura. Non venni alla prima, temendo che la bontà vostra per me mi facesse arrossire e v’impedisse di dire l’animo vostro francamente come desideravo. Sono rimasto commosso del modo con cui avete accolto la mia commedia e dei consigli salutari e assennati che vi piacque darmi. Feci le correzioni che credetti necessarie per rendere la commedia degna di voi e del pubblico. Le vedrete voi stessi, ma di grazia non me ne chiedete altre, perchè m'è insopportabile toccare e ritoccare dieci volte la stessa cosa. Per questo vi prego, signori, di accoglierla come la troverete o di rifiutarla se avesse la disgrazia di non piacervi" (26 aprile, 1773 - Raccolta di studi dedic. ad Al. d’Ancona. Firenze, 1901, p. 128). La commedia fu accettata, ma dalla prima lettura alla recita trascorsero ben quattr'anni. Appena in lettera del 3 settembre 1776 all’Albergati se ne ritrova la traccia. "Quello che più interessa presentemente l’onore mio è una nuova commedia di cui non le sarà ignoto il titolo. Quest’è l'Avaro fastoso che dopo quattro anni di noioso riposo è destinato a comparire sulla scena di Fontanablò per il dì 15 del prossimo ottobre. Se merita di essere continuato a Parigi e se si pubblica colle stampe, mi farò un onore e un piacere di farne pervenire immediatamente a V. E. una copia. Lusingandomi, come l’amor proprio lusingasi facilmente, che l’opera mia possa avere qualche fortunata riuscita, e prevedendo che in tal caso l’Italia hh*