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Frontino. (Al Conte) Signore, vi è molta gente nell’anticamera che domanda d’entrare.

Conte. (A parte) Saranno i convitati alla cena: ecco il momento favorevole per sostener l’onor mio. (a Frontino) Evvi fra questa gente il notaro?

Frontino. Sì, signore.

Conte. (A Frontino) Venga il notaro. Fa passar gli altri nel salone del giuoco. Fa che tutto sia illuminato, e che la cena sia pronta. (Frontino parte

Marchese. Bene, bene, benissimo.

SCENA ULTIMA.

Il Notaro, il signor Giacinto, il Giojelliere ed i suddetti, poi Frontino.

Conte. (Al Notaro) Signore, voi siete pregato di leggere e di rogare il contratto (scoprendo il signor Giacinto) Come, signore, voi avete dunque indovinato che madamigella si porta bene, e che la cena deve aver luogo?

Giacinto. Non, signore, non è per questo. Ma come non posso lusingarmi di far imprimere la mia commedia, vengo ad avvertirvi che una compagnia di persone curiose mi ha domandato la vostra genealogia, con idea di pubblicarla con delle note e delle osservazioni essenziali.

Conte. (A parte e con dispetto) Ah! comprendo l’insulto, (al signor Giacinto dissimulando) Avete con voi lo scritto che mi riguarda?

Giacinto. Sì, signore: eccolo.

Conte. (Prendendo lo scritto, e procurando nasconderlo ad ognuno) Signore... Io ho sempre stimati i talenti... Li ho sempre incoraggati e ricompensati... (a parte) Lo sdegno mi divora, (a Giacinto) Ecco venticinque luigi ch’io vi regalo, e che non ne sia più parlato. (straccia il foglio. Giacinto parte contento)

Araminta. (A parte) (Oh, che uomo! Oh! come avrebbe fatto saltare i centomila scudi di mia figlia!)