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Marchese. (Singhiozzando, ed asciugandosi gli occhi) Davvero... che... bene, bene, benissimo.

Araminta. (Ad Eleonora) Ebbene.... Vi contenterò, ma ad una condizione. Questa carta bianca, signor marchese...

Marchese. (Ad Araminta presentandole la mano) Sì, e se volete.... L’accettate voi?...

Araminta. La vostra mano?

Eleonora. Ah! mia madre, la vostra presenza, la vostra cura, la bontà vostra formeranno la nostra1 felicità.

Cavaliere. Ah! sì, madama, gli ordini vostri saran rispettati; i vostri consigli ed il vostro esempio saranno le regole della nostra condotta, saranno per noi continuamente lezioni di virtù, stimoli di riconoscenza.

Araminta. (parte, con passione) Ah! mia figlia! ah! mia figlia!

Marchese. (Con la mano sempre in aria, e con tenerezza) Madama...

Araminta. (Con giovialità) Ebbene, signor marchese... Sì, vi consento, (gli dà la mano

Marchese. (Con gioia) ed io... bene, bene, benissimo.

Dorimene. (Avanzandosi) Udite, udite, di grazia, signori miei, nulla ho detto finora per l’interesse ch’io prendo per la felicità di madamigella Eleonora. Ma riflettete che la ragione e la convenienza non vi permettono di terminar quest’affare senza la partecipazione di mio fratello.

Eleonora. (A Dorimene) Oh! cielo, che dite voi, signora?

Araminta.(A Dorimene) Egli avrebbe avuto mia figlia, se non fosse così fastoso.

Marchese. Gli avrei dato la mia, se non fosse un avaro2

Eleonora. (Guardando alla scena, e tremando) Ah! mia madre: eccolo.

Marchese. Non temete... Lasciate... gli parlerò io. Sì, io.... Chiaro, chiarissimo, bene, bene, benissimo, parlerò io.

  1. Nei testo dello Zatta si legge vostra.
  2. Vedasi la fine della commedia nell'originale francese, pag. 369.