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Marchese. Oh!... chi?

Fiorillo. (Ridendo) L’ illustrissimo signor conte. (parte

SCENA IX1.

Il Marchese, poi madama Araminta.

Marchese. È vero, è vero... Senza un grano di biada!

Araminta. Sì, sì, andrò nel suo gabinetto... (parlando verso la scena per dove viene) Oh! riverisco il signor marchese.

Marchese. Servitore. Come va?... Si sta bene?

Araminta. A’ vostri comandi. E voi, signore?

Marchese. Io... bene, bene, benissimo... desiderava per l’appunto... mio figlio vi avrà parlato.

Araminta. Vostro figlio, madama Dorimene, la mia figliuola, non hanno fatto che stordirmi, che tormentarmi..... sono sì stanca che non ne posso più.

Marchese. Voi dite dunque, madama... ma... voi mi conoscete... io non ho... egli è vero, ma... i miei beni, le mie terre.... il bosco, marchesato, Sette fontane, Contea costa, bassa Contea, campo, verde, baronia2... bene, bene, benissimo... due milioni, madama.

Araminta. A che servono i vostri milioni? Il povero mio marito con niente ha fatto de’ milioni, e voi con de’ milioni non avete niente. Il punto è che mio marito non perdeva di vista i propri interessi, ed aveva una moglie che sapeva dirigere l’interno della famiglia. Ma voi, signor marchese, sia detto fra di noi, tutto è in disordine in casa vostra.

Marchese. È vero che la marchesa, buona memoria.... era un poco troppo portata... e la povera donna sempre perdeva. Io... non ho altro piacere... ho questa passione... ho de’ bravi cani... ho delle caccie superbe... ma... mio figlio! bene, bene, benissimo.... oh! mio figlio è un ragazzo che... un giorno, un giorno... i nostri feudi, le nostre terre.

  1. Corrisponde con molte varianti alla scena 10 dell’originale.
  2. Così il testo. Si veda scena 10, atto V dell’originale francese, a pag. 366.