Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1923, XXII.djvu/433


andiamo nel gabinetto di madama Dorimene. Parleremo con maggior libertà.

Cavaliere. Tutto quel che vi piace, (chiama) Fiorillo.

Araminta. (A parte) (Povero giovane! mi fa compassione, egli è la vittima dell’ imbecillità di suo padre). (parte

SCENA XIII1

Il Cavaliere, poi Fiorillo.

Cavaliere. Fiorillo, ascolta. Se arriva mio padre, tu gli dirai.... ma eccolo che viene. Non ho tempo per attenderlo. Digli ch’io sono da madama Dorimene. (parte

SCENA XIV2.

Fiorillo, poi il Marchese.

Fiorillo. Da madama Dorimene! Mi pare un poco più allegro. Credo che gli affari suoi prendono3buona piega.

Marchese. Ebbene, il cocchiere... birbante!... E ancora rientrato?

Fiorillo. Signore, il cocchier non ha torto...

Marchese. Come non ha?.... Io sono non ne posso più, ed ancora.... bene, bene, benissimo.... Erano sortite?

Fiorillo. Chi, signore?

Marchese. Mia figlia, e... ma cosa ha detto questo briccone?... Sì, subito... al diavolo.

Fiorillo. Bisogna perdonargli per questa volta. L’ho incontrato per la via, carico come un mulo. I cavalli soffrivano, si dibattevano. Non vi era biada; e, il pover’uomo, è andato a comprarne.

Marchese. Come! non ci era oh bella? II conte.... le scuderie?

Fiorillo. Sì, signore. Vi sono delle scuderie magnifiche in questa casa, ma non vi era un grano di biada, e il cocchiere non

  1. Scena 14 dell’originale.
  2. Scene 15 e 16 dell’originale, e s.
  3. Così nel testo.