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SCENA IX1.
Dorimene, poi Eleonora.
Dorimene. L’idea di mio fratello è soggetta a troppe difficoltà: ma se riuscisse, né avrei la più grande satisfazione! Oh quante persone in una volta ci troverebbero il loro conto!
Eleonora. (Sulla porta, e con timidezza) Signora, siete sola, mi pare.
Dorimene. Sì, figliuola mia. Venite, venite, non ci è nessuno.
Eleonora. Mia madre scrive... ho preso il tempo per discendere un poco...
Dorimene. Avete qualche cosa da dirmi?
Eleonora. Perdonate la mia curiosità. Avete voi levato dal vostro scrittoio lo scrignetto col finimento di gioje?
Dorimene. Sì, è vero: il conte me l’ha domandato. Siete voi di ciò malcontenta?
Eleonora. Anzi contentissima!
Dorimene. Voi avete dunque dell’avversione per i diamanti?
Eleonora. Eh! non signora. Ma... voi sapete il mio segreto.
Dorimene. (Con tuono di confidenza) Eleonora mia... vi sono delle cose in aria.
Eleonora. Davvero? Consolatemi se lo potete.
Dorimene. Mio fratello si è accorto che voi non l’amate.
Eleonora. Oh! sì: lo credo senza difficoltà.
Dorimene. Egli ha sospetto sopra del cavaliere.
Eleonora. Meschina di me! temo che non lo dica a mia madre.
Dorimene. Ma, figliuola carissima, vostra madre finalmente lo dee sapere: bisogna dirglielo assolutamente, e voi dovete abbandonar questa inclinazione.
Eleonora. Abbandonarla! oh cielo! non è possibile.
Dorimene. Io vi amo: voi lo sapete, ma non soffrirò più lungamente....
Eleonora. (Riguardando verso la scena) Ah! vado via.
Dorimene. Che avete, Eleonora?
- ↑ Scena 10 nell’originale, modificata.