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Conte. Quanto vorreste, signor marchese?

Marchese. Mi hanno detto che... cento mila scudi, mi pare. Io non domando d’avvantaggio.

Conte. (Cento mila scudi! Il prestito è troppo forte. Non so se madama Araminta vorrà acconsentirvi). (a parte

Marchese. Quando le parlerete?... Perchè, quando ho una cosa in testa... detto, fatto... Io son così di natura.

Conte. Oggi le parlerò assolutamente.

Marchese. E vi lusingate voi che ella voglia..... bene, bene, benissimo.

Conte. Io credo che se madama Araminta si trova in istato di soddisfare il desiderio vostro, ella lo farà volentieri, prima per voi che lo meritate per tutti i riguardi, e poi per me che son vicino a divenire suo genero.

Marchese. (Con sorpresa) Come... che voi...

Conte. Sì, signore. Quella ch’io deggio sposare, è sua figlia.

Marchese. Ah! questa sì.... da quando?.... E ben vero?.... È possibile?

Conte. Ma donde viene, signor marchese, questo eccesso di maraviglia? provate voi a dir qualche cosa su questo accasamento?

Marchese. (Non dico... ma mio figlio... con qual fondamento?... Oh, che sciocchezza!) (a parte

Conte. Madama Araminta destina, è vero, cento mila scudi di dote a sua figlia, ma credete voi che per questo non avrà ella del danaro a prestarvi?

Marchese. (Ancora più maravigliato) A prestarmi? A me? A prestarmi?