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Giacinto. Ascoltatemi, in grazia. Cristofolo Colombo, che ha discoperto l’America, e che è stato nobilitato dal re di Spagna, aveva due fratelli, e vari nipoti. Ho ritrovato, scartabellando per far delle annotazioni sulla vita del Petrarca, che uno de’ nipoti di Cristofolo Colombo era passato da Genova, sua patria, nella città d’Avignone in Francia. Io provo, che per corruzione di termini, hanno cambiato il nome di Colombo in quello di Colombani, e fo vedere colla più chiara evidenza che voi discendete da questa antica, illustre famiglia.

Conte. (Con aria di satisfazione) Voi provate ciò all’evidenza?

Giacinto. Sì, signore, ed eccone le testimonianze. gli presenta alcuni fogli)

Conte. (Ricevendo i fogli scritti) Per quel poco che posso ricordare, credo che abbiate ragione. Non so che dire. Io non amo l’ostentazione, voi lo sapete, ma vedo, con piacere, che la vostra scoperta può farvi onore, e non ho coraggio di impedirvi di pubblicarla. Avete presentato ai comici la vostra commedia?

Giacinto. Sì, signore.

Conte. L’avranno ricevuta con applauso, con acclamazione, ne son sicuro.

Giacinto. Al contrario, signore. L’hanno rifiutata solennemente.

Conte. L’hanno rifiutata?

Giacinto. Voi conoscete la mia commedia: meritava ella un simile trattamento?

Conte. Ma... se la commedia è buona, perchè rifiutarla? Il loro interesse dovrebbe anzi obbligarli a riceverla, a ringraziarvi.

Giacinto. Non la conoscono: non la comprendono. Ma mi vendicherò della loro ingiustizia. La farò stampare, ed il pubblico la giudicherà.

Conte. Bravo, così va fatto. Fatela stampare: per la rappresentazione non ne ho molta pratica, ma mi pare ottima alla lettura. Voi ne avrete un esito prodigioso.

Giacinto. Poiché il signor conte mi anima e m’incoraggisce,