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Dorimene. Eh, fratello, ci conosciamo.

Conte. Voi avete una penetrazione un poco troppo sottile.

Dorimene. Non vorrei un giorno avermi a rimproverare...

Conte. Oh! ecco Frontino. (guardando verso la scena)

Dorimene. Se avete degli affari...

Conte. Volete andarvene? (con affettata amicizia)

Dorimene. Ci rivedremo. Vi prego solamente di riflettere un poco meglio a quel che vi ho detto, e prima di esporvi.

Conte. Coraggio, sorella amatissima. Oggi mi farete il piacere di venire a pranzo da me. Manderò ad invitare madama Araminta, e sua figlia. Avremo un buon numero di commensali. Farò venir il notaro, e dopo il pranzo, sottoscriveremo il contratto.

Dorimene. Oggi sottoscriverete il contratto?

Conte. Senza dubbio. Madama Araminta mi ha data la sua parola.

Dorimene. Me ne rallegro infinitamente, (con ironia) (No, non soffrirò mai che Eleonora si sagrifìchi per mia cagione... Cercherò di penetrare a fondo il cuore ed i sentimenti della fanciulla)1 (da sé, e parte)

SCENA IV2

Il Conte, poi Frontino.

Conte. Povera donna! ella diffida un poco troppo di me. Non mi crede capace di soggiogar un cuore ancor tenero, ancor novizio. E poi, mia sorella porta la delicatezza troppo lontano. Ne’ matrimoni di convenienza non si consulta il cuore, ma l'interesse delle famiglie. Ebbene, Frontino, hai qualche cosa da dirmi?

Frontino. Il sarto è arrivato, signore.

Conte. E dov’è?

  1. In questa scena l’autore si serbò un po’ più fedele al manoscritto.
  2. Questa iceaa corrisponcle alle scene 4 e 3 del ms. francese e contiene molte aggiunte.