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24 ATTO PRIMO

Giacinto. Povera virtù strapazzata! Li prenderò. (come sopra)

Roberto. Dategli due zecchini. (ad Arlecchino)

Arlecchino. Mi?

Roberto. Due zecchini per conto mio.

Arlecchino. Ghe li darò. (El l’ha vinta colla so maledetta flemma). (da sè, va a prendere il danaro)

Roberto. Perchè fare un ritratto senza che vi sia ordinato? (a Giacinto)

Giacinto. Oh! non è il primo ch’io abbia fatto così. Ne ho fatti parecchi altri.

Roberto. Ma perchè?

Giacinto. Perchè se aspettassi che me li ordinassero, non ne farei mai.

Roberto. E perchè farne?

Giacinto. Perchè questa è la mia abilità.

Roberto. (È curioso costui). (da sè)

Arlecchino. Ecco qua i do zecchini. (a Roberto)

Roberto. Dateli al signor ritrattista. (ad Arlecchino, ridendo)

Arlecchino. La toga, sior virtuoso. (dà i due zecchini a Giacinto)

Giacinto. La ringrazio infinitamente. (Due zecchini! chi non s’aiuta, si affoga). (da sè, parte)

SCENA VI.

Roberto ed Arlecchino.

Arlecchino. Cossa vorlo far de sto ritratto? (a Roberto)

Roberto. Farne un presente ad Arlecchino. (glielo dà)

Arlecchino. Ma veramente me someggielo?

Roberto. Sì, per dire la verità, somiglia moltissimo.

Arlecchino. La ringrazio infinitamente. (lo mette sul tavolino)

Roberto. Non mi è stato possibile di vedere la signora Dorotea; procura di vedere la cameriera, e dille che venga qua.

Arlecchino. La vuol parlar a Camilla? (con passione)

Roberto. Sì; ella è a parte di tutto, e voglio pregarla di dar ella il ritratto alla sua padrona. Trovala, e dille che si solle-