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zio del benemerito bibliografo, e vi recitavano solo uomini (da informazioni cortesi della ved. Spinelli). Vuole un ricordo speciale un B. b. che i nostri ufficiali prigionieri nella recente guerra (1915-1918) recitarono nel Campo di Celle (Hannover). Tutto venne improvvisato da loro. Coi sacchetti dei pacchi di soccorso si confezionarono gli abiti per le finte donnine e con carta quelli degli uomini e le parrucche. Così narrava a Emilio Zago il ten. Mario Battain (Venezia) in lettera del 24 gennaio 1919 mandandogli una fotografia-ricordo della recita.
LE TRADUZIONI
Il Burbero benefico o sia il Bisbetico di buon cuore. Commedia del signor dott. Carlo Goldoni, traduzione dal francese. In Venezia MDCCLXXII, presso Angelo Geremia. Con licenza de’ superiori. In 16." [cat. Coll. Rasi, p. 395). Col ritratto del Goldoni fatto dal Piazzetta.
Opera di Pietro Candoni, dedicata a S. E. il signor cav. Alvise I Mocenigo. Dopo i consueti elogi del dedicatario il traduttore avverte: "Io l’ho tradotta in una sola giornata (tempo bastevole per poter appena trascriverla) dacché era mio impegno presso chi me l’aveva favorita, di dover rendergliela immediatamente" D. C. (Domenico Caminer) presentando nell’Europa letteraria (1772, III, p. 24) il traduttore "giovane molto amatore delle cose teatrali" osservò: "E una disgrazia per altro ch’egli non abbia impiegato se non una sola giornata in questa traduzione, come protesta". Il Candoni, conoscitore imperfetto del francese al punto da tradurre moderez ce feu de famille - vi riscaldate troppo per la vostra famiglia, compì un lavoro veramente mediocre. Fu solo bene ispirato nella scelta del primo titolo apposto alla sua traduzione.
Il collerico di buon cuore. Commedia in tre atti ed in prosa del signor dott. Goldoni, rappresentata nel ’teatro detto di S. Angelo il carnevale dell’anno 1772. Sta nel II Tomo delle Composizioni teatrali moderne, tradotte da Elisabetta Caminer. Venezia, Colombani, 1772 (ristampate nel 1774 presso Pietro Savioni).
Avverte una nota della traduttrice: "Il collerico di buon cuore del nostro sig. dott. Goldoni conserva lo stile proprio a questo benemerito autore. V’hanno dei caratteri, del ridicolo, poco intreccio, e una dicitura facile. Questa commedia è per vero dire una sorella della Casa nova che il Goldoni scrisse qui in dialetto veneziano; e siccome la natura è a un dipresso dappertutto la medesima, egli non durerà fatica a piacere in Francia con altre opere, come piacque con questa, quando voglia rivangare le sue Commedie italiane, copie tutte fedeli della natura, che gli meritarono il nome di Pittore di essa dall’immortale Voltaire".
Di queste due traduzioni le Memorie del Goldoni scrivono: "Non son fatte male, ma restano lontane dall’originale: provai io stesso, per divertirmi, a tradurre qualche scena: sentii come era penoso il lavoro e quanto difficile venirne a capo; vi sono frasi, parole di convenzione che perdono tutto il loro sale nella traduzione. Guardate p. e. nella scena XVII del second’atto la parola jeune bomme, detta da Angelica. Nella lingua italiana non c’è la parola equivalente. Il giovine è troppo basso, troppo al disotto della condi-