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ital., vol. III, p. 103). E sulla parentela abbastanza lontana che corre tra Geronte, rustego da salotto, e Lunardo e Todaro, borghesi veneziani di vecchia stampa, insiste anche il Galanti, giudicando anche il Burbero "un vero capolavoro che posa tutto sul carattere del protagonista" (C G. e Venezia nel sec. XVIII., Padova 1882. p. 448).

"Il Bourru bienfaisant resta per noi" - scrive il De Gubernatis - "la espressione meravigliosa della virtuosità teatrale del Goldoni... possiede tutte quelle perfezioni che si richiedono in una commedia classica francese, e desta il nostro stupore e la nostra ammirazione, come un singolare sforzo fatto dal genio suo; ma chi volesse cercarvi il vero Goldoni, il Goldoni nostro, il Goldoni più vivo e più originale, s’ingannerebbe". Detto che non si poteva meglio (C. G. Corso di lezioni, Firenze, 1911, pp. 338, 340). A questo ben s’intona il giudizio di Ernesto Masi, il quale pur ritenendo il Burbero inferiore a tante commedie scritte dal Goldoni a Venezia e anche al Ventaglio e alla trilogia di Zelinda e Lindoro, venute dopo, aggiunge: "Con tutto ciò ha un’importanza massima nello svolgimento storico dell’arte comica goldoniana, non solo perchè è un ritorno assoluto a quella ch’egli considerava la perfetta commedia cioè alla commedia di carattere, ma perchè riverbera l’azione dell’ambiente francese, in cui fu pensata e scritta, tanto nella forma esteriore, più sobria, più corretta, forse più secca, che non sia per solito nella scena e nel dialogo delle commedie goldoniane, quanto nell’intonazione generale della commedia e nella impostatura dei caratteri, l’una e l’altra rispondenti al filosofismo tenero, superlativamente virtuoso, filantropicamente sentimentale, che dominava nella letteratura e nella società francese di circa vent’anni prima della rivoluzione" (Scelta di commedie di C. G. con pref. e note di E. Masi, voi. II, Firenze, 1897, pp. 576, 577).

Ascoltiamo da ultimo la voce del Chatfield-Taylor, quello de’ critici stranieri che meglio penetrò lo spirito del teatro goldoniano: "Benché non pari ai capolavori di Molière né alle meglio commedie veneziane del Goldoni, il B. b. merita certo un posto eminente nel teatro francese dei suoi giorni.... Avrebbe potuto sembrare l’opera di un francese contemporaneo salvo per la semplicità del dialogo e la rustichezza umanamente naturale di Geronte il burbero... Lauri francesi sulla fronte d’uno straniero era un fatto senza precedenti. Il successo del Goldoni fu fenomenale da ogni punto di vista: l’età sua, la sua audacia. E l’arte sua è tanto più libera e più greggia che non l’arte di quei giorni, che stupisce una cabala non si sia formata spontaneamente la prima sera per far cadere a suon di fischi l’opera dello straniero. Anche questa una prova che i critici e le loro teorie non regolano il successo drammatico e che il pubblico, in tutto il mondo, sbaglia raramente nell’apprezzare una vera pittura dell’umana natura, non importa da chi dipinta" (Ch. T. Goldoni, a biograpby, New York. 1913, pp. 519. 529. 538).